Ospitalità, un principio caro a Zeus e agli Agrigentini

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Il tempio di Zeus ad Agrigento. L'ospitalità segno di questa città siciliana

Gli agrigentini sono ben noti per la loro straordinaria capacità di mettersi a completa disposizione degli ospiti e l’ospitalità sembra essere davvero una caratteristica molto radicata nel sentire comune degli abitanti di Agrigento, sebbene sia diffusa tra tutti i siciliani.

Il desiderio di aiutare gli altri ed essere accoglienti si denota già nel modo in cui ogni agrigentino si prodiga ad aiutare chi è nuovo del posto, tanto che i “giurgintani” si mettono subito a disposizione quando incontrano qualcuno che è in cerca di una via o di un albergo; ecco che subito si vede l’agrigentino cercare di farsi capire dallo straniero di turno, improvvisando un inglese scolastico; l’ospitalità è tale che il turista di turno viene spesso accompagnato addirittura fino all’ingresso del posto desiderato.

Esempio di ospitalità è la cura con cui gli agrigentini sono soliti mettere a disposizione le proprie case agli ospiti, anche se si tratta di persone con le quali non si hanno stretti rapporti di amicizia o parentela. Ecco che subito si offrono cibi gustosi e abbondanti, preparati secondo le tipiche ricette locali, e offerti con estrema cura, ai quali non è possibile dire di no senza rischiare di offendere “a morte” la padrona di casa. Se poi il turista decide di passare la notte ospite di una famiglia agrigentina non potrà fare a meno di sentirsi coccolato dalle profumatissime lenzuola, che odorano di bucato, messe a disposizione dai padroni di casa.

Pare che gli agrigentini abbiano fatto loro il principio dell’ospitalità caro a Zeus, noto anche grazie al mito di Filemone e Bauci. Si narra che Zeus, sceso sulla terra insieme al figlio Ermes con l’aspetto di poveri mortali, peregrinando per la Frigia, sia stato rifiutato dagli abitanti del luogo che non volevano ospitarlo per la notte né tantomeno offrire loro qualcosa da bere o da mangiare. Soltanto due anziani coniugi della Frigia, che si chiamavano Filemone e Bauci e che vivevano in una casa piccola e priva di comodità, diedero loro pronta accoglienza, mettendo a disposizione tutto quello che avevano. Fu così che il dio restò stupito dalla generosità dei due vecchi così poveri eppure così buoni e si commosse molto per la loro condizione.

Dunque Zeus riacquistò insieme al figlio Ermes l’aspetto da divinità e punì gli abitanti della città poiché si erano macchiati della colpa di non avere onorato il principio secondo il quale si deve essere sempre ospitali con chiunque bussi alla porta e chieda aiuto. Il dio decise così di sommergere tutto con le acque ma salvò i due coniugi, inoltre rese loro grazie trasformando la loro vecchia capanna in un sontuoso tempio di cui Filemone Bauci divennero unici sacerdoti secondo il loro desiderio. Infine concesse loro di morire nello stesso momento per non vedere la morte dell’altro coniuge.

Dopo la morte Filemone fu trasformato in quercia e Bauci in tiglio perché in questo modo Zeus volle accontentarli nel loro ultimo e più importante desiderio, cioè restare uniti per sempre nella morte.

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Lucio
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